martedì 24 agosto 2010

Ramen girl

Filmettino carino senza troppe pretese. Consigliatomi da una mia amica visto la mia passione per il Giappone e anche per la sua cucina.
La storia è molto semplice: una ragazza americana di ritrova in Giappone senza un soldo e mollata dal suo boyfriend; confusa e non sapendo cosa fare della sua vita capita per caso in una casa del Ramen. A questo punto decide che il suo UNICO obiettivo nella vita sarà imparare a cucinare il RAMEN. Il perché e il cosa succede dopo ve lo lascio da gustare se avrete voglia di guardarvi il film.
Ecco alcuni link interessanti.
Sul film:
http://www.eatmedaily.com/2009/12/brittany-murphy-in-the-ramen-girl-movies-video/
Sul museo del Ramen a Yokohama:
La ricetta base del Ramen:
Un simpatico personaggio dei fumetti chiamato "Neko Ramen" inventato dai nipponici:
Per finire non poteva mancare un gioco carinissimo (un po' alla "Sushi go round") in cui dovete selezionare i vostri ingredienti per creare il Ramen che di volta in volta viene ordinato dal cliente:

Due cuori e una tenda

Solo foto.
A posteriori (per colpa della situazione attuale piuttosto confusa)
non ho più voglia di raccontare niente.
Guardate e se volete sapere qualcosa commentate.

CITE 13

Se c'è un Dio, l'ateismo deve sembrargli una minore ingiuria che la religione.

Edmond e Jules de Goncourt

domenica 15 agosto 2010

Io odiooooo i tasti messi nei posti sbagliati!

Cioè ma dico.....in tutti i posti più cazzuti, inutili e da celebrolesi in cui si poteva mettere la ù l'hanno messa proprio lì. Nel posto più scomodo in assoluto.
Si può sapere come faccio a non slogarmi il polso mentre scrivo. Non potevano pensarci un minutino in più!!
Ecco come era la mia tastiera vecchia. Si, era della Microsoft (quindi una merda a prescindere) però almeno aveva i tasti al posto giusto:
Se proprio volevano mettere un tasto sotto l'Enter, che ci mettessero un tasto inutile, tipo la barra et similia. Non una delle lettere più usate nell'alfabeto italiano.
E me ne fut se la tastiera così è inglese/statunitense.
Queste cose non si fanno....
Scriverò una lettera di protesta alla Trust....che è meglio!!

sabato 14 agosto 2010

Dollhouse

Ho scoperto questa serie tv per caso. Un po' di curiosità (oserei dire quasi morbosa) mi ha spinto a spararmi in un week-end tutta la prima serie in streaming (13 episodi da un'ora l'uno).
La serie è molto ben fatta e strutturata (del resto Joss Whedon docet) e la storia appassionante e molto intricata.
Anche un po' angosciante/paurosa se vogliamo dirla tutta. Anche se l'input principale della storia e dei personaggi è sempre quello: il progresso, la scienza, l'evoluzione o meno della specie, il controllo della mente....ecc....i cloni-i robot.....e chi più ne ha più ne metta.
Insomma c'è un po' di tutto ma la sto trovando davvero piacevole anche se certi passaggi mi risultano ancora oscuri.
Vi dirò meglio quando finirò anche la seconda stagione.

venerdì 13 agosto 2010

I love mini shopping

In UK esce il 2 settembre.
In US esce il 21 settembre; ma qua da noi come se fosse una grande anteprima: il 24 agosto!
:O Per una volta posso dire GRAZIE a DIO/ZIO Silvio e alla sua MONDADORI! :O
Comunque non ci sono paragoni la copertina italiana le batte tutte anche sta volta. L'illustratrice e designer, tale Cristina Bazzoni, ha davvero un tocco magico proprio in linea con la storia.
Ho citato la saga COMPLETA anche qui.
Attendo con ansia 11 giorni per avere il mio proseguo di storia, sperando non sia una delusione come per "La ragazza fantasma" (anche se era un libro a sé).
Bibliografia completa della scrittrice (che scrive libri anche con il suo vero nome ma non ho ancora avuto modo di leggere) più sagace e briosa degli ultimi tempi:
http://it.wikipedia.org/wiki/Sophie_Kinsella

domenica 8 agosto 2010

Alle volte è solo questione di orgoglio...

Alle volte basta un niente per ristabilire un contatto che sembrava ormai perduto.
Una breccia nell'oscurità.
Ed ecco che con l'arrivo di una lacrima qualcosa dentro di te si scioglie e ritorna a scaldarti un pochino cuore ed anima.

sabato 7 agosto 2010

Le cinque fasi dell'elaborazione del "lutto"

Elisabeth Kübler Ross viene considerata la fondatrice della psicotanatologia, ed uno dei più noti esponenti dei death studies. Il suo modello a cinque fasi, elaborato nel 1970, rappresenta uno strumento che permette di capire le dinamiche mentali più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma gli psicoterapeuti hanno constatato che esso è valido anche ogni volta che ci sia da elaborare un lutto solo affettivo e/o ideologico.
Da sottolineare che si tratta di un modello a fasi, e non a stadi, per cui le fasi possono anche alternarsi, presentarsi più volte nel corso del tempo, con diversa intensità, e senza un preciso ordine, dato che le emozioni non seguono regole particolari, ma anzi come si manifestano, così svaniscono, magari miste e sovrapposte.

  1. Fase della negazione o del rifiuto: “Ma è sicuro, dottore, che le analisi sono fatte bene?”, “Non è possibile, si sbaglia!”, “Non ci posso credere” sono le parole più frequenti di fronte alla diagnosi di una patologia organica grave; questa fase è caratterizzata dal fatto che il paziente, usando come meccanismo di difesa il rigetto dell'esame di realtà, ritiene impossibile di avere proprio quella malattia. Molto probabilmente il processo di rifiuto della verità circa il proprio stato di salute può essere funzionale al malato per proteggerlo da un’eccessiva ansia di morte e per prendersi il tempo necessario per organizzarsi. Con il progredire della malattia tale difesa diventa sempre più debole, a meno che non s’irrigidisca raggiungendo livelli ancor più psicopatologici.
  2. Fase della rabbia: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari, il personale ospedaliero, Dio. La frase più frequente è “perché proprio a me?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico e relazionale del paziente. Rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.
  3. Fase della contrattazione o del patteggiamento: in questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare, ed in quale progetti può investire la speranza, iniziando una specie di negoziato, che a seconda dei valori personali, può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera relazione del paziente, sia con le figure religiose. “se prendo le medicine, crede che potrò vivere fino a…”, “se guarisco, farò…”. In questa fase, la persona riprende il controllo della propria vita, e cerca di riparare il riparabile.
  4. Fase della depressione: rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o che sta per subire e di solito si manifesta quando la malattia progredisce ed il livello di sofferenza aumenta. Questa fase viene distinta in due tipi di depressione: una reattiva ed una preparatoria. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali, sono andati persi. La depressione preparatoria ha un aspetto anticipatorio rispetto alle perdite che si stanno per subire. In questa fase della malattia la persona non può più negare la sua condizione di salute, e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta. Quanto maggiore è la sensazione dell’imminenza della morte, tanto più probabile è che la persona viva fasi di depressione.
  5. Fase dell’accettazione: quando il paziente ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva ad un’accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, che però sono di intensità moderata. In questa fase il paziente tende ad essere silenzioso ed a raccogliersi, inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto. È il momento dei saluti e della restituzione a chi è stato vicino al paziente. È il momento del “testamento” e della sistemazione di quanto può essere sistemato, in cui si prende cura dei propri “oggetti” (sia in senso pratico, che in senso psicoanalitico). La fase dell’accettazione non coincide necessariamente con lo stadio terminale della malattia o con la fase pre-morte, momenti in cui i pazienti possono comunque sperimentare diniego, ribellione o depressione.